Un'azienda, che si dice vittima del mercato italiano, avvia la procedura di mobilità, mettendo a rischio 847 dipendenti
04/06/2010 - Una email inviata all'indirizzo della nostra redazione racconta l'ultimo grave caso di precariato e posti di lavoro improvvisamente a rischio. A scrivere è uno degli 847 dipendenti di Teleperformance Italia, ramo italiano dell'omonima multinazionale operante nel settore dei servizi in outsourcing, che, come i suoi colleghi, rischia di rimanere senza lavoro tra qualche settimana. Lo scorso 1 aprile, il colosso italiano dei call center per il quale lavorano ha infatti aperto la procedura di mobilità per i suoi dipendenti, assunti prevalentemente con contratti a tempo indeterminato.
La storia di Teleperformance, come nostro malgrado ci stiamo abituando ad ascoltare, è fatta di fastidiosi colpi di scena: l'azienda, fruendo dei fondi per le stabilizzazioni stanziati dalle due Circolari Damiano del 2006, dopo aver assunto a tempo indeterminato centinaia di lavoratrici e lavoratori, ad un certo punto sembra invertire bruscamente la politica interna assumendo unicamente con contratti a tempo determinato e di apprendistato fino a quando, allo scadere degli ultimi finanziamenti, il 31/03/2010, dichiara i circa mille esuberi. Di questi, circa 600 sono previsti per la sede di Taranto, dove Teleperformance rappresenta il secondo motivo d’occupazione dopo l’Ilva, e i restanti circa 250 sono invece previsti nelle due sedi di Roma e Fiumicino.
Motivazione principale, addotta dall’azienda, sarebbe lo stato attuale del mercato italiano che consentirebbe, mancando di regole e controlli adeguati, gli stessi garantiti dalle Circolari Damiano, frequenti casi di dumping - termine usato nella letteratura economica per indicare una situazione dove, come risultato di aiuti pubblici (sussidi), un prodotto è venduto, su un dato mercato e in un tempo preciso, ad un prezzo così basso per cui i produttori locali difficilmente possono competere con esso - da parte di aziende non allineate alle norme sulle stabilizzazioni dei propri dipendenti.
Come sottolinea l'autore della lettera, «in questo settore, quello dei servizi, la mobilità è sinonimo di licenziamento in tronco non essendo previsti ammortizzatori sociali di alcun tipo ed essendo la mobilità priva della possibilità di reintegro».
I primi 45 giorni di trattative tra azienda e sigle sindacali si sono rivelati improduttivi sia per l’effettiva scarsa possibilità da parte dei confederati di proporre alternative concrete alla procedura sia per lo stato di difficoltà in cui l’azienda afferma di versare, avendo anche la pressione della Corporate che minaccia di ritirare il marchio in caso di bilancio nuovamente negativo per l’anno in corso.
Il 14/05/2010 si è conclusa la fase di trattativa sindacati – azienda con un nulla di fatto: i licenziamenti non vengono ritirati.
Per far fronte a una situazione in cui tutto sembra già deciso, al di là delle tempistiche previste dalla legge, i lavoratori delle sedi romane, in data 29/04/2010, si sono costituiti in assemblea permanente, con denominazione CALLTP. Lo scopo che persegue è garantire visibilità continua alla vicenda, appoggiare con molteplici iniziative chiunque si dimostri abile ed interessato a favorire il blocco della procedura di mobilità, creare canali alternativi di trattative tra istituzioni ed azienda e presidiare le sedi scelte per ospitare gli incontri dell’ultima fase, quella amministrativa. Questa, come da prassi, consta in ulteriori 30 giorni di trattative tra azienda, sindacati e istituzioni ed ha come fine ultimo quello di trovare una soluzione valida per tutte le parti coinvolte.
In data 15/06/2010, in caso di mancato accordo, Teleperformance darà il via al licenziamento di circa un terzo della sua forza lavoro italiana, privando cittadine e cittadini, lavoratori e lavoratrici del diritto al lavoro, sancito dalla Costituzione di un Paese che sembra oramai insensibile a tali spettacoli.
Il comparto delle telecomunicazioni è stato uno dei pochi in grado di garantire lavoro in un panorama di crisi generalizzata per tutti i settori di impresa e dopo lo spiraglio aperto dalle Circolari del 2006, il rischio maggiore è quello di un brusco ritorno a forme contrattuali che, come già stabilito, non garantiscono alcun diritto ai dipendenti, né alcuna prospettiva di vita dignitosa. Arrivati a questo punto, ribadiscono i lavoratori, «la speranza e la richiesta di attenzione vanno direttamente alle istituzioni, che per prime dovranno assumersi sia l’onere di colmare un vuoto legislativo che rappresenta il loro compito primario, che in caso di regressione, la responsabilità di un fallimento totale, che graverà sull’intero Paese, essendo quello delle telecomunicazioni il più nuovo e, per quanto possibile florido, dei settori d’impiego».
Allertato dalla gravità della situazione, il Presidente della Commissione Lavoro della Provincia di Roma, Marco Miccoli, ha concertato con i vertici aziendali un tavolo nei locali aziendali che gli consentisse di fissare i punti attorno ai quali far ruotare possibili soluzioni alla crisi.
Il tavolo si è svolto il 27 maggio scorso presso la sede centrale di Teleperformance Italia, in via di Priscilla 101, a Roma. Al termine dell’incontro, Teleperformance e i membri della Commissione si sono detti moderatamente soddisfatti e proiettati entrambi verso la ricerca di una soluzione assolutamente indolore per le parti in causa.
11/06/2010 - I CONTRATTI DI SOLIDARIETA' POSSIBILE ALTERNATIVA AI LICENZIAMENTI - Prosegue la lotta per la difesa del diritto al lavoro da parte dei dipendenti di Teleperformance e dei vertici cittadini interessati al loro destino. Il 25 maggio è stata presentata una mozione di solidarietà al Consiglio della Provincia di Roma; così come successivamente il 7 Giugno in Campidoglio è stata presentata e discussa una mozione sulla vertenza Teleperformance allo scopo di salvare i circa 250 dipendenti della multinazionale a rischio licenziamento nel comune romano. Entrambe le mozioni sono state approvate all’unaminità.
L’incontro del 9 giugno al Ministero del Lavoro tra responsabili del dicastero stesso, vertici aziendali e vertici sindacali, così come previsto dalla prassi della fase amministrativa delle procedure di mobilità, ha portato a un accordo non definitivo nel quale è stata concordata la possibilità di utilizzare i contratti di solidarietà come alternativa ai licenziamenti: per definirne meglio la fattibilità e le modalità d’utilizzo da parte di Teleperformance si sposta la data prevista della chiusura della procedura dal 15/06/2010, nella quale in caso di mancato accordo Teleperformance darà il via al licenziamento di circa un terzo della sua forza lavoro italiana, al 24/06/2010, data nella quale ci sarà un nuovo incontro nel quale si valuterà e definiranno le modalità dell’uso di questo ammortizzatore sociale in deroga.
Pertanto se nel primo caso verrano privati cittadine e cittadini, lavoratori e lavoratrici del diritto al lavoro, sancito dalla Costituzione di un Paese che sembra oramai insensibile a tali spettacoli, nel secondo la situazione si prospetterà leggermente migliore solo nel caso in cui vengano imposte condizioni certe che non svantaggino ulteriormente i lavoratori e le lavoratrici.
Non da ultimo va sottolineato come l’Azienda in primis abbia proposto questa soluzione alternativa in virtù del blocco ai licenziamenti “imposto” da Nichi Vendola: Teleperformance lamentava infatti il mancato pagamento di una parte dei contributi della Regione Puglia previsti e il governatore della Regione ha risposto a tono specificando che in caso di licenziamenti non solo l’Azienda non avrebbe visto l’erogazione dell’ultima tranche dei fondi promessi ma sarebbe stata inoltre richiesta la restituzione dei fondi già erogati in passato.
La storia di Teleperformance, come nostro malgrado ci stiamo abituando ad ascoltare, è fatta di fastidiosi colpi di scena: l'azienda, fruendo dei fondi per le stabilizzazioni stanziati dalle due Circolari Damiano del 2006, dopo aver assunto a tempo indeterminato centinaia di lavoratrici e lavoratori, ad un certo punto sembra invertire bruscamente la politica interna assumendo unicamente con contratti a tempo determinato e di apprendistato fino a quando, allo scadere degli ultimi finanziamenti, il 31/03/2010, dichiara i circa mille esuberi. Di questi, circa 600 sono previsti per la sede di Taranto, dove Teleperformance rappresenta il secondo motivo d’occupazione dopo l’Ilva, e i restanti circa 250 sono invece previsti nelle due sedi di Roma e Fiumicino.
Motivazione principale, addotta dall’azienda, sarebbe lo stato attuale del mercato italiano che consentirebbe, mancando di regole e controlli adeguati, gli stessi garantiti dalle Circolari Damiano, frequenti casi di dumping - termine usato nella letteratura economica per indicare una situazione dove, come risultato di aiuti pubblici (sussidi), un prodotto è venduto, su un dato mercato e in un tempo preciso, ad un prezzo così basso per cui i produttori locali difficilmente possono competere con esso - da parte di aziende non allineate alle norme sulle stabilizzazioni dei propri dipendenti.
Come sottolinea l'autore della lettera, «in questo settore, quello dei servizi, la mobilità è sinonimo di licenziamento in tronco non essendo previsti ammortizzatori sociali di alcun tipo ed essendo la mobilità priva della possibilità di reintegro».
I primi 45 giorni di trattative tra azienda e sigle sindacali si sono rivelati improduttivi sia per l’effettiva scarsa possibilità da parte dei confederati di proporre alternative concrete alla procedura sia per lo stato di difficoltà in cui l’azienda afferma di versare, avendo anche la pressione della Corporate che minaccia di ritirare il marchio in caso di bilancio nuovamente negativo per l’anno in corso.
Il 14/05/2010 si è conclusa la fase di trattativa sindacati – azienda con un nulla di fatto: i licenziamenti non vengono ritirati.
In data 15/06/2010, in caso di mancato accordo, Teleperformance darà il via al licenziamento di circa un terzo della sua forza lavoro italiana, privando cittadine e cittadini, lavoratori e lavoratrici del diritto al lavoro, sancito dalla Costituzione di un Paese che sembra oramai insensibile a tali spettacoli.
Il comparto delle telecomunicazioni è stato uno dei pochi in grado di garantire lavoro in un panorama di crisi generalizzata per tutti i settori di impresa e dopo lo spiraglio aperto dalle Circolari del 2006, il rischio maggiore è quello di un brusco ritorno a forme contrattuali che, come già stabilito, non garantiscono alcun diritto ai dipendenti, né alcuna prospettiva di vita dignitosa. Arrivati a questo punto, ribadiscono i lavoratori, «la speranza e la richiesta di attenzione vanno direttamente alle istituzioni, che per prime dovranno assumersi sia l’onere di colmare un vuoto legislativo che rappresenta il loro compito primario, che in caso di regressione, la responsabilità di un fallimento totale, che graverà sull’intero Paese, essendo quello delle telecomunicazioni il più nuovo e, per quanto possibile florido, dei settori d’impiego».
Allertato dalla gravità della situazione, il Presidente della Commissione Lavoro della Provincia di Roma, Marco Miccoli, ha concertato con i vertici aziendali un tavolo nei locali aziendali che gli consentisse di fissare i punti attorno ai quali far ruotare possibili soluzioni alla crisi.
Il tavolo si è svolto il 27 maggio scorso presso la sede centrale di Teleperformance Italia, in via di Priscilla 101, a Roma. Al termine dell’incontro, Teleperformance e i membri della Commissione si sono detti moderatamente soddisfatti e proiettati entrambi verso la ricerca di una soluzione assolutamente indolore per le parti in causa.
11/06/2010 - I CONTRATTI DI SOLIDARIETA' POSSIBILE ALTERNATIVA AI LICENZIAMENTI - Prosegue la lotta per la difesa del diritto al lavoro da parte dei dipendenti di Teleperformance e dei vertici cittadini interessati al loro destino. Il 25 maggio è stata presentata una mozione di solidarietà al Consiglio della Provincia di Roma; così come successivamente il 7 Giugno in Campidoglio è stata presentata e discussa una mozione sulla vertenza Teleperformance allo scopo di salvare i circa 250 dipendenti della multinazionale a rischio licenziamento nel comune romano. Entrambe le mozioni sono state approvate all’unaminità.
L’incontro del 9 giugno al Ministero del Lavoro tra responsabili del dicastero stesso, vertici aziendali e vertici sindacali, così come previsto dalla prassi della fase amministrativa delle procedure di mobilità, ha portato a un accordo non definitivo nel quale è stata concordata la possibilità di utilizzare i contratti di solidarietà come alternativa ai licenziamenti: per definirne meglio la fattibilità e le modalità d’utilizzo da parte di Teleperformance si sposta la data prevista della chiusura della procedura dal 15/06/2010, nella quale in caso di mancato accordo Teleperformance darà il via al licenziamento di circa un terzo della sua forza lavoro italiana, al 24/06/2010, data nella quale ci sarà un nuovo incontro nel quale si valuterà e definiranno le modalità dell’uso di questo ammortizzatore sociale in deroga.
Pertanto se nel primo caso verrano privati cittadine e cittadini, lavoratori e lavoratrici del diritto al lavoro, sancito dalla Costituzione di un Paese che sembra oramai insensibile a tali spettacoli, nel secondo la situazione si prospetterà leggermente migliore solo nel caso in cui vengano imposte condizioni certe che non svantaggino ulteriormente i lavoratori e le lavoratrici.
Non da ultimo va sottolineato come l’Azienda in primis abbia proposto questa soluzione alternativa in virtù del blocco ai licenziamenti “imposto” da Nichi Vendola: Teleperformance lamentava infatti il mancato pagamento di una parte dei contributi della Regione Puglia previsti e il governatore della Regione ha risposto a tono specificando che in caso di licenziamenti non solo l’Azienda non avrebbe visto l’erogazione dell’ultima tranche dei fondi promessi ma sarebbe stata inoltre richiesta la restituzione dei fondi già erogati in passato.
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Redazione


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